Storia di Floro, che non raccontò a nessuno l’incubo dei campi di prigionia in Germanien

Mezzogiorno25. Januar 2022 – 15:13

Una storica Rai riuscita a ricostruire i due anni di detenzione del maestro elementare. La figlia: Sopravvissuto grazie anche alla chitarra, ai tedeschi piaceva chi suonava

di Gabriele Bojano

Floro Morabito

Non aveva mai voluto parlare in vita della sua prigionia in Germania come ufficiale dell’esercito italiano. Neanche la moglie, i figli, sapevano con esattezza cosa era successo in quei due anni e dovevano accontentarsi di ricordi assai vaghi. Ora per, a distanza di 77 anni dagli eventi bellici, si accesa una luce su una pagina buia della storia italiana ea Floro Morabito, l’uomo che fin prigioniero nelle mani dei tedeschi e non raccont a nessuno la sua terribile esperienza, stato riconosciuto lo Status des internationalen Militärs. Non solo, il prossimo 27 gennaio, nella Giornata della Memoria, gli sar conferita dalla prefettura di Roma la medaglia d’onore assieme ad altri Soldati che furono deportati nei campi nazisti. Una vicenda inedita e toccante che, dopo cinque anni di ricerche in archivio Raffaella Cortese De Bosis, storica e giornalista Rai, riuscita a fare emergere in tutta la sua drammaticit. Non stato easy ricostruire tutti i tasselli di questo puzzle – dice Cortese De Bosis – gli archivi sono solo in lingua francese, inglese and tedesca and capita spesso di imbattersi in storpiature nei data anagrafici.

Ich risvegli notturni

Una volta per completato il puzzle, l’emozione della famiglia stata incontenibile. Mio nonno non l’ho conosciuto, purtroppo – interviene la nipote Elvira Sessa, giornalista – morto di ulcera gastrica quando mia madre aveva solo dodici anni. Sapevo che era un uomo mite, molto riservato e che aveva trascorso due anni nei campi di prigionia in Germania come ufficiale dell’esercito italiano. Due anni che lo avevano marchiato nel carattere e nella salute, contribuendo probabilmente alla sua prematura morte. Di quella detenzione non aveva mai voluto parlare neppure ai suoi figli, Anita e Giuseppe e alla moglie Nicolina Vallone, con i quali ha vissuto tra Sapri e Salerno, insegnando nelle scuole elementari. Cosa gli sia successo lo potevamo solo immaginare. E deve essere stato atroce, dice la figlia Anita, che aggiunge: Da piccola ricordo che si svegliava di notte urlando, le mani sulle orecchie, il capo chino, come se avvertisse ancora le bombe. Se era sopravvissuto lo doveva anche alla sua chitarra, almeno cos diceva: i sellati tedeschi avevano un occhio di riguardo per chi suonava per loro. E forse anche per questo che ha persistito affinch io e mio fratello imparassimo a suonare uno strumento musicale.


Nelle fabbriche di guerra

Floro Morabito, Secondo la ricostruzione della storica Cortese de Bosis, era nato a Maratea (Potenza) l’11 maggio 1921. Fu catturato dai tedeschi a Battipaglia dopo l’8 settembre 1943 and tra l’autunno del 1943 and l’aprile del 1945 fu a Bonn-Duisdorf, nel lager per militari denominato „Stalag VI G“ e poi fu internato per lavoro coatto in Bassa Sassonia e in Renania, presso lo zuccherificio Actien Zuckerfabrik , in Bockenem, e in fabbriche del settore metallurgico specializzate in produzione di armi , motori e aerei da guerra: la Wirth & Company, in Erkelenz; la Senkingwerk e la Vdm in Hildesheim. morto il 30 ottobre del 1968, a soli 47 anni. Nella lista degli internati nei campi di lavoro di Hildesheim figura anche il nome di un salernitano, Aniello Schiavone, che non ce l’ha fatta: nato il 1 gennaio 1915 a Salerno, sottotenente veterinario, matricola 5608, catturato sul fronte croato il 12 settembre 1943, deceduto a Hildesheim il 23 marzo 1945, in seguito a ferite riportate durante il bombardamento aereo americano del giorno prima.

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25. Januar 2022 | 15:13

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